Kenjutsu e Hojo
Il corso di spada giapponese è rivolto sia a ragazzi ed adulti dai 13 anni in poi che desiderano imparare il maneggio della katana che a praticanti di arti marziali che intendono acquisire nozioni sull’uso di tale strumento al fine di approfondire il loro percorso marziale.
Questa disciplina insegna tuttora come valutare la distanza ottimale per lo scontro (ma–ai) e l’opportunità per attuare l’attacco (tsuki), nonché il controllo fisico e mentale sull'avversario e su se stessi (zanshin).
Capacità di concentrazione, rapidità nei movimenti, precisione millimetrica ed eleganza nelle movenze, sono solo alcune delle abilità più evidenti che tale pratica permette di acquisire.
Per i marzialisti più esigenti: silenzio della mente, come incremento alla velocità, e lentezza esasperata nei passaggi d’attenzione (Zanshin) e nei rinfoderi (Noto), per controbilanciare l’azione veloce (Yin-Yang).
Interiorizzazione del movimento, immagine dell’avversario e sviluppo dell’udito per percepire quando la spada, uscendo dal fodero, (Saya) produce ‘quel’ suono particolare, completano in modo singolare questo stile e la maturazione tecnica ed interiore di chi lo pratica.
Il Kata di Ho-Jo fa parte del bagaglio tecnico della Scuola Kashima Shinden Jikishinkage Ryu ed è grazie allo studio e alla passione del M° Hosokawa che questa pratica si è diffusa nei Dojo di Aikido.
La parola “Kata” può essere tradotta come “forma”, “stampo”, “tipo”, tuttavia non avendo equivalenti nel pensiero occidentale la nozione che racchiude resta intraducibile. Una possibile definizione può essere la seguente: “Sequenza composta da gesti formalizzati e codi-ficati sottesa da uno stato di spirito orientato verso la realizzazione della Via”.
Lo studio del Kata, consente l’approfondimento di molti aspetti che si rispecchiano nella pratica dell’Aikido. A partire dallo studio del Kata, in tutte le arti tradizionali che lo contemplano, l’allievo deve penetrare nella ‘forma’ fino ad eseguirla senza nessuna incertezza e soprattutto senza l’interferenza della parte razionale che ne potrebbe ostacolare il fluire dell’energia.
In seguito il Kata diventerà la tela attraverso la quale il praticante disegnerà la tecnica, inserendo in essa la propria visione e personalità. Nell’allenamento al Kata l’adepto di un certo livello integra la propria esperienza di pratica nel momento stesso in cui decifra, attraverso il Kata stesso, le risposte alle domande che è capace di porsi.
Il Kata è in qualche modo uno specchio, ma può riflettere solo quello che gli sta di fronte. E’ in questa ottica che il Kata, visto come contenitore, può rivelarsi uno spazio infinito di libertà della propria personalità, all’interno di gesti prestabiliti: il Kata stesso si trasforma in questo senso come non-Kata.
Il kata dell’Ho-Jo si pratica a coppia, nella figura di Uchitachi e Shitachi, figure analoghe a quelle di Tori e Uke, nell’Aikido. E’ questa una delle tante caratteristiche che accomunano le due arti: arti di relazione, dove la tecnica nasce, si evolve e si affina grazie al lavoro di entrambi i “ruoli”.
Ma non è solo questo il motivo per il quale riteniamo lo studio dell’Ho-Jo offra degli spunti di integrazione con l’AIkido. Il più evidente è l’attenzione al Kokyu (respirazione), che nell’Ho-Jo viene studiata in modo particolare nelle quattro forme specifiche del Kata e che nell’Aikido assume un’importanza assoluta. Attraverso l’esecuzione e nell’istante della più alta perfezione, si raggiunge il ritmo della respirazione dell’Universo.
Di seguito una breve descrizione del Kata che è composto da quattro parti, ognuna ispirata ad una stagione:
Haru no tachi - 春の太刀 (primavera): si esegue in modo fluido e vivace, accompagnata da forti kiai. Il koan (principio guida) della primavera è “hasso happa" (otto direzioni), essa richiama temi come la vita che accelera, l'infanzia, il mattino, il riscaldarsi del giorno.
Natsu no tachi - 夏の太刀 (estate): ha movimenti esplosivi ed intensi. Il koan è “itto ryu dan" (tagliando il tuo ego). Richiama i temi della vita che corre veloce, la giovinezza, il pomeriggio, la calura.
Aki no tachi - 秋の太刀 (autunno): ha un ritmo variabile che simboleggia il cambiamento, come dice il suo koan: “uten saten" (tempo di cambiamento). I temi richiamati sono la vita che rallenta, la maturità, la sera, il raffreddarsi del giorno al crepuscolo.
Fuyu no tachi - 冬の太刀 (inverno): ha movimenti lenti ma solidi. Il koan è “chotan ichimi" (lungo e corto sono uno), che indicherebbe che vita e morte in questa stagione sono la stessa cosa. L'inverno richiama temi della lentezza, la vecchiaia, la notte, il freddo.